La vecchiaia femminile senza veli

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La vecchiaia femminile senza veli

La maniacale perfezione con cui Aleah Chapin tratteggia ventri molli, pelli plissettate, rughe, solchi, cellulite non è un atto di crudeltà, piuttosto è il tentativo – riuscitissimo – di restituire una visibilità prepotente e in qualche maniera rivoluzionaria alle donne vecchie, solitamente invisibili

La vecchiaia femminile senza veli dipinta in formato gigante da Aleah Chapin, trent’anni, inglese, da qualche anno fa discutere e riscuote molto successo. Le sue tele iperrealiste sono il risultato di centinaia di scatti fotografici con cui la pittrice immortala i corpi nudi di donne con cui ha condiviso qualcosa: amiche della madre, parenti, conoscenti. Dall’osservazione degli ingrandimenti delle fotografie comincia il lavoro sulla tela: Aleah Chapin dipinge senza bozzetti preparativi, senza partire da un disegno, è rapida e sa concentrarsi sulle singole parti di un corpo umano senza perdere di vista la prospettiva d’insieme. Tecnicamente superlativa, la sua arte non può lasciare indifferenti perché abbatte uno steccato, anzi un muro granitico, una roccaforte: se avesse scelto di dipingere altri soggetti oggi non ci sarebbe tanto rumore e tanto interesse intorno ai suoi quadri. Essi non ci mostrano nudi armonici e giovinezza, sono scioccanti e nello stesso tempo bellissimi.

Coltivare il lieve sospetto che si tratti di un’operazione più commerciale e culturale che artistica è lecito, ma questo non sminuisce l’interesse per quelle figure ritratte con spietatezza quando il tempo ha già aggredito la carne e ha deformato la bellezza. Sua è l’idea di affrontare uno spaventevole tabù, suo è il merito di aver rotto con la tradizione. La maniacale perfezione con cui Chapin tratteggia ventri molli, pelli plissettate, rughe, solchi, cellulite, couperose, capigliature imbiancate che incorniciano volti di donne invecchiate secondo natura non è un atto di crudeltà, piuttosto è il tentativo – riuscitissimo – di restituire una visibilità prepotente e in qualche maniera rivoluzionaria alle donne vecchie, solitamente invisibili dal momento in cui smettono di essere sessualmente attraenti. Ce le fa vedere, enormi, così come sono nel privato di una stanza da letto o da bagno, vere, scabrose e provocanti in un senso inusuale, per molti inconcepibile: sembrano dirci, ridendo, “ebbene?

Non ha fatto una scelta scontata, Aleah Chapin: ha buttato via un paio di millenni di moralismi e di strumenti narrativi sulla bellezza femminile, ha stabilito una nuova unità di misura della fisicità, insomma ha manipolato dinamite, e seguiterà a farlo. Prossimamente dipingerà la vecchiaia maschile, ci si sta già dedicando con non poche difficoltà: lei stessa dichiara che i modelli uomini non sono altrettanto disinvolti e scherzosi delle modelle con cui fino a oggi ha lavorato. Ancor prima di vedere i risultati possiamo affermare con certezza che l’apice della sua rivoluzione formale sia stato raggiunto con i ritratti di donne: l’uomo, vecchio o giovane, bello o brutto, non corre mai il rischio di scioccare, tantomeno di diventare invisibile perché le regole le ha stabilite lui.

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